di Sabrina Apuzzo (Presidente N.A.C.A.)
Dal principio della «solidarietà sociale» la Cassazione (sentenza 9101/2018) fa derivare l’analogo principio di solidarietà condominiale, che implica il contemperamento di vari interessi, tra i quali deve includersi anche quello delle persone disabili all’eliminazione delle barriere architettoniche. Con l’ulteriore precisazione che si tratta di un diritto fondamentale che prescinde dall’effettiva utilizzazione, da parte dei disabili facenti parte del condominio, degli edifici interessati e che conferisce comunque legittimità all’intervento innovativo, purché lo stesso sia idoneo, anche se non ad eliminare del tutto, quantomeno ad attenuare sensibilmente le condizioni di disagio nella fruizione del bene primario dell’abitazione. Spetta l’onere di dimostrare la portata della violazione A chi ritiene di aver subito la violazione o la forte limitazione. Nel caso citato gli stessi giudici hanno ritenuto che il ricorrente non avesse dimostrato in cosa consistesse la turbativa nel possesso e la compromissione del proprio diritto all’utilizzo degli spazi comuni.
La disabilità è palese ogni volta che si verifica una cattiva interazione tra l’individuo e l’ambiente. In un ambiente impregnato di conflitti e dove vige l’egoismo, la vita del disabile è certamente più dura e solitaria; dove invece c’è collaborazione e sostegno reciproco, anche la difficoltà dovuta alla disabilità viene meno o si alleggerisce. Spesso nelle grandi città le persone pur abitando nello stesso pianerottolo non si conoscono, tutti sono presi dalle loro cose ignorando tutto ciò che accade al di fuori della propria abitazione.
Un tempo invece si viveva diversamente e vale la pena di citare un ricordo personale: in un condominio abitava un’anziana signora molto malata. Non era autonoma e per evitare di portarla in un ospedale tutti gli inquilini e i condòmini si sono organizzati per aiutarla fino alla fine dei suoi giorni: chi effettuava le faccende domestiche, chi l’accudiva per i bisogni primari, chi faceva la spesa, chi cucinava, tutti hanno dato il loro piccolo contributo, ricevendo in cambio semplicemente la gratitudine dell’anziana inquilina.
Va quindi affermato con convinzione che laddove c’è sostegno reciproco e collaborazione, la vita del disabile non trova ulteriori difficoltà, e la disabilità come ostacolo all’interazione. La parola condominio fa venire in mente solo un immobile da amministrare, spese condominiali, millesimi, parcheggi, rumori. È importante invece capire che al difuori della nostra porta spesso può esserci qualcuno che ti tende una mano, che ti fa compagnia quando sei solo, che è una persona come te e non uno che ti vuole fregare, può farci vivere meglio. Bisogna mirare a realizzare interventi mirati al far superare pregiudizi, e informare condomini e amministratori sui loro diritti e doveri. Far sentire tutti più vicini, creare un clima di solidarietà e collaborazione per il bene comune all’interno di un condominio potrebbe essere la strada giusta.
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